FASHION Story
Elisabeth Arden Vs. Helena Rubinstein
“Tieniti stretta la vita e la giovinezza.”
ELIZABETH ARDEN
Ho sempre pensato che una donna ha diritto di trattare l’argomento età con una certa ambiguità HELENA RUBINSTEIN
Continua la nostra guerra al femminile, ecco la seconda parte dell’articolo da me trovato e tradotto con il grande aiuto del mio amore, la mia Ludo. Ancora grazie tesoro.
STORIA DI DONNA Regine in guerra p. 2
Madame aveva amato di vera passione.
Tim, ex giornalista che l’aveva aiutata molto nei suoi inizi australiani e poi si era messo a fare il letterato, e aveva resistito per decenni ai suoi tradimenti, mettendo al mondo con lui due figli, prima di decidersi al divorzio, come la rivale, per gli stessi motivi, aveva fatto tempo prima. Si risposeranno entrambe con due principi russi, o sedicenti tali. Elisabeth molto infelicemente con un omosessuale che la notte delle nozze si porterà a letto un amico e verrà sbattuto fuori dei casa dai suoi avvocati nel giro di pochi mesi, la seconda molto felicemente con un georgiano più giovane di lei di 23 anni che morirà prematuramente. La lista delle differenze e dei punti in comune tra le signore potrebbe continuare all’infinito. Miss Arden mangiava come un uccellino, Madame amava le uova, le cosce di pollo e il formaggio. Miss Arden cambiava medico ogni mese, Madame si trascurava, salvo poi crollare e farsi ricoverare in una clinica europea. Entrambe erano insonni croniche, ma Miss Arden passava la notte a telefonare ai collaboratori (“Solo per due chiacchiere, caro”, sussurrava alla cornetta), mentre Madame si imbottiva di sonniferi e si metteva a letto alle dieci. Entrambe strapazzavano i loro dipendenti. “Lavorare per Helena Rubinstein era come vivere dentro una porta girevole”, ha dichiarato uno di loro. Un altro ricorda che Elisabeth era capace di interrompere una riunione di lavoro alle tre del pomeriggio per andare in aereo a vedere una corsa di cavalli e poi tornare alle 19, sedersi davanti ai poveretti che non avevano osato muoversi dal tavolo e sorridere: “Dove eravamo rimasti?”.
“Il collo è importante.
E va massaggiato solo con movimenti
in su, su, su.
Che alzino la faccia”
Helena Rubinstein
Avevano hobby molto diversi, Elisabeth era pazza per i cavalli, che allevava in America e in Irlanda e faceva correre con successo. Nelle stalle dei suoi “bambini erano disposte piante per ossigenare l’ambiente, altoparlanti per diffondere musica, e si facevano massaggi ai garretti con la famosa Eight Hour Cream.
Ovviamente le fruste erano vietate, e allevatori e fantini erano assunti e licenziati a ritmo frenetico. Helena invece, collezionava cappelli, gioielli e arte. Aveva così tanti gioielli che una collaboratrice era incaricata di riporli la sera in una cassettiera con etichette in ordine alfabetico, da A per ametiste a Z per zaffiri, e tendeva a indossarli tutti insieme, senza curarsi dell’effetto. Cecil Beaton ricordava con orrore una delle prime sedute di foto con lei: “Una vecchia rana polacca con indosso un casco di gioielli….”. Aveva anche una collezione di arte moderna e africana già leggendaria, spesso esposta nei musei di tutto il mondo E quando voleva essere sicura di vincere al bridge, l’unica cosa che riusciva a tenerla sveglia la sera, metteva al tavolo una delle sue statue africane più terribili, ornata di capelli umani per innervosire gli avversari. Elisabeth aveva paura di stare sola e si circondava sempre di amici, soprattutto nella sua meravigliosa tenuta beaty farm di Maine Chance, dove gli ospiti venivano coccolati con massaggi yoga, spremute vitaminiche e peeling. Helena odiava le feste, e passava le serate in casa. Elisabeth aveva fatto lezione di dizione per ottenere la sua leggendaria voce flautata. Helena faceva ridere i giornalisti con il suo accento polacco.
Entrambe tenevano di persona i rapporti con la stampa: Elisabeth intrecciando amicizie altolocate, Helena distribuendo gioielli e denaro (“Non pagano niente in quei giornali”, borbottava allungando le grosse buste piene di soldi in contanti). Entrambe, infine, morirono molto anziane, a un anno di distanza, Helena nel 1965 ed Elisabeth nel 1966. Miss Arden per seconda, e così si tolse la soddisfazione di far fermare la Limousine davanti al salone della rivale per simulare un sospiro davanti ai giornalisti di turno. Non sapeva che pochi mesi dopo, al suo funerale, mentre toccava a lei giacere nella bara, avvolta in un abito rosa confetto di Oscar de la Renta (era il suo colore feticcio: prima dei ricevimenti di lavoro si faceva precedere da un telegramma in cui annunciava che si sarebbe vestita in rosa e che le mogli dei collaboratori erano pregate di presentarsi in nero), Estée Lauder, una delle tante rivali che né lei né Madame avevano saputo notare, troppo accecate dalla loro guerra personale, si sarebbe fermata per dichiarare ai giornalisti…